Turismo

Campo di girasoli con fascio di luce

Clicca qui per visionare subito il video "Cavaglià - le sue bellezze, la sua storia"; è inoltre disponibile un video che illustra le attività presenti sul territorio.

Il territorio di Cavaglià, per lo più pianeggiante, si estende ai piedi della collina morenica della Serra, che separa Biella da Ivrea ed è la più lunga collina morenica d’Europa; tra la zona più alta e quella più bassa del Comune si contano circa m. 250 di dislivello. Il paese sorge in un'area popolata sin dall’antichità; i celti diedero nome a diverse regioni intorno all'abitato principale.

Cavaglià è uno dei comuni biellesi lungo il Cammino di Oropa e la Via Francigena, antico itinerario che nel medioevo univa Canterbury a Roma e ai porti della Puglia, oggi riscoperto dai moderni viandanti, che si mettono in cammino lungo un percorso splendido e sorprendente. Per saperne di più, consulta il sito ufficiale https://www.viefrancigene.org/it/. L'Amministrazione comunale ha allestito un "Ostello per i Pellegrini lungo la Via Francigena", che mette a disposizione per una piccola somma simbolica a quanti decidono di intraprendere il Cammino.

Nel maggio 2017 il Comune di Cavaglià è stato uno dei soci fondatori dell'associazione di comuni "Slowland Piemonte", che si propone di valorizzare e far emergere la peculiarità dei territori coinvolti (vd. box in basso).

Di seguito una breve descrizione dei siti più importanti del paese.

  • Menhir

All'ingresso dell'abitato di Cavaglià, sulla statale per Biella, è presente quello che è probabilmente il più grosso sito archeologico di menhir del Piemonte. E' stato identificato e valorizzato solo di recente (2005) su suggerimento di uno studioso torinese. L'attuale disposizione circolare delle pietre, a formare un raggruppamento detto "Cromlech", ripete probabilmente la loro originaria disposizione. E' stato accertato che i menhir risalgono come minimo all'età del ferro. Come gli altri monumenti preistorici, pongono ancora oggi problemi interpretativi di non facile soluzione circa la loro esistenza e il loro significato. Certo è che sono il segno tangibile di una nuova volontà dell'uomo occidentale di innalzare monumenti destinati a durare nel tempo.

  • Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo

Al centro del paese si trova l’imponente parrocchiale di San Michele Arcangelo. Grande costruzione, una delle più vaste di tutta la diocesi di Biella, in stile neoclassico, sorse su progetto dell'architetto Filippo Castelli (1779) in seguito alla demolizione della precedente. Fu consacrata nel 1758, prima che l'edificio fosse ultimato. La facciata fu compiuta nel 1886. Ad una sola, grande navata, presenta sei cappelle laterali con balaustre in marmo. Gli altari, su disegno dello stesso Castelli, sono opera di G. Cattaneo. Il coro rococò è abbellito da stalli lignei settecenteschi acquistati dal monastero di Santa Maria della Sala di Andorno Micca; il pulpito in noce della fine del XVII secolo è dei fratelli Tempia di Mortigliengo; l'orchestra scolpita da Giovanni Godone di Piverone nel 1819. Di notevole valore è l’organo, inaugurato nel 1821, opera dei famosi fratelli Serassi di Bergamo. Il battistero fu realizzato su progetto di Alessandro Antonelli. Il campanile appare più piccolo, si tratta di quello della vecchia parrocchiale, costruito con pietre locali e risalente alla fine del XVI secolo.

  • Oratorio dei Santi Francesco e Bernardino

Dalla Parrocchiale, svoltando a sinistra in via Umberto I, troviamo l'oratorio dedicato ai  Santi Francesco e Bernardino. Costruito intorno al 1650 sul suolo di un edificio più antico, fu portato a termine verso il 1661. Il campanile porta la data 8 luglio 1668. La chiesa ha una sola navata ed un ampio coro, un altare maggiore e una piccola cappella aggiunta successivamente. Dall'antica chiesa parrocchiale di San Michele, demolita per far spazio a quella nuova, provengono la balaustra e l'altare maggiore a intarsi marmorei (1776). Tra le opere più importanti, quattro dipinti murari di autore ignoto (sec. XVIII) che rappresentano episodi della vita di S. Francesco d'Assisi: la rinuncia dei beni, l'estasi, l'approvazione della regola francescana da parte di Innocenzo III, l'apparizione del Santo su un carro di fuoco ad alcuni confratelli.

  • L’Oratorio di San Rocco

A pochi passi da San Francesco sorge l’oratorio di San Rocco. L’oratorio fu demolito e ricostruito nelle forme attuali a partire dal 1744, in seguito ad un voto della popolazione dopo una pestilenza che colpì il bestiame. Soppresso nel 1807 dal Vescovo di Vercelli, venne riaperto al culto e ampliato con il ritorno dei Reali Sabaudi. Il progetto della ricostruzione si deve al gesuita P. Langosco. Fu ampliato nel 1836. All'interno, l'altare e l'ancona in finto marmo sono opera dei luganesi Solari, databili attorno alla metà secolo XVIII.

  • La Chiesa di Santa Maria di Babilone

Chiesa a pianta ellittica risalente all'inizio del secolo XVII, è stata definita il miglior monumento barocco secentesco del Biellese; il suo architetto va ricercato tra i seguaci di Antonio Vitozzi (1539 - 1615). Al suo interno da notare un altorilievo in stucco policromo, raffigurante i Re Magi che offrono doni a Gesù Bambino, notevole per antichità; si tratta infatti di un'opera dei secoli XII - XIV, tratta dalla primitiva chiesa, successivamente demolita. Dal 1776, accanto alla chiesa, sorge il cimitero.

  • Chiesa di San Vito di Montemaggiore

Il piccolo oratorio, dedicato ai santi Vito, Modesto e Crescenzia, venne citato la prima volta in un documento del 1665. Qui la chiesetta è detta "nuovamente edificata", cosa che fa pensare all'esistenza nello stesso sito di un oratorio più antico. nel 1710 fu costruito il campanile. La chiesa, nel tempo, è stata oggetto di diverse opere di ristrutturazione, con l'aggiunta recente di orologio e campane.

  • Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Calliano

Piccola chiesa dedicata alla Madonna e ai SS. Filippo e Giacomo, fu riedificata a partire dal 1650, sui resti di una più antica, e completata nel 1746 per essere riutilizzata dai fedeli che vivevano in una zona piuttosto lontana dal centro paese. Davanti alla facciata secentesca si erge il portico, risalente al sec. XVIII. Il campanile e un tratto del muro laterale, a nord, appartenevano alla chiesa primitiva e risalgono, con ogni probabilità, al sec. XI. All'interno, l'altare maggiore è sormontato da una tela raffigurante la Sacra famiglia e con ancona in legno dorato e dipinto, opera di Pietro Lace di Andorno (1718). Tra i dipinti, da notare quelli raffiguranti Sant'Antonio da Padova e S. Francesco d'Assisi, recanti la data del 1651.

  • L'antica cinta muraria e il borgo "Cavajà vegg"

Nel tessuto urbano di Cavaglià, un'area di interesse prevalentemente archeologico ma ancora in parte rilevabile è l'impianto dell'antico borgo fortificato. La zona, delimitata a est dalla via Umberto I, a sud dalla Riva di Mezzodì, a ovest dalla Riva di Ponente e a nord dalla via San Rocco, ancora oggi presenta l'originaria struttura quadrangolare con via maestra meridiana e vie perpendicolari a formare un reticolo. Come riporta il Rondolino, fu l'anno 1257 a segnare la costituzione del borgo franco, atto che equivalse all'affrancamento dei cittadini dalle servitù feudali. Dal punto di vista strutturale, probabilmente sul modello di altre realtà simili, il nuovo borgo - capace di ospitare un numero cospicuo di persone  - fu munito di fossati, scavati intorno al perimetro del sito, con la terra dei quali, gettata sul margine interno del luogo, si andò a formare la riva; su questa furono costruite le mura difensive nelle quali si aprivano tre porte dette di Alice, Vercellina (a levante) e Superiore (verso Ivrea), ora scomparse. Rimasero fuori dalle mura il castello, scomparso, l'ancora esistente chiesa del priorato benedettino dei SS. Vincenzo e Anastasio e l'antica chiesa parrocchiale di S. Pietro, poi abbattuta. Secondo gli antichi Statuti, nel borgo fortificato confluirono gli abitanti dei centri campestri di Calliano, Babilone e Piozzano. All'interno del borgo, ogni abitante ebbe la piena proprietà della propria casa di residenza, con la facoltà di venderla, permutarla o disporne per testamento. In una via interna ed adibita ad abitazione privata, sono tuttora esistenti l'antica sede del Comune, al cui piano superiore si accede attraverso una curiosa scala a chiocciola, e le vecchie prigioni. I motivi della decadenza dell'antico borgo rimangono sconosciuti, ma è da supporre che contribuirono alla sua scomparsa le continue lotte tra i Signori del Monferrato e i Visconti tra il XIV e XV secolo e, soprattutto, nel XVII secolo, il passaggio continuo di truppe, essendo Cavaglià sui confini dell'allora provincia vercellese, campo di battaglia del duca Carlo Emanuele I contro la Spagna.

  • Villa Salino

Edificio storico situato al numero 7 di via Cesare Vercellone, la cui costruzione risale al 1726; appartenuta all'omonima famiglia, è oggi proprietà del Comune. Le stanze di rappresentanza che si possono ammirare al suo interno mettono in evidenza il gusto raffinato dell'epoca. Risalgono all'inizio del XIX secolo gli affreschi presenti, realizzati da pittori itineranti e raffiguranti scene mitologiche, storiche ed esotiche. Sono possibili visite guidate alla Villa ogni quarta domenica del mese, ore 10.00/12.00 - 15.00/17.00 e, su appuntamento, anche in altri giorni ed orari, contattando lo Sportello del Cittadino - Comune di Cavaglià al numero 3477807689 (anche Whatsapp) oppure 3486554017 (assessore Monica Bertolini). Attualmente in villa sono visitabili anche una ricca collezione di attrezzature agricole e rurali e due mostre permanenti: una di ritratti risorgimentali e un'altra di arte esoterica.

La presenza di una fortificazione è attestata dal Rondolino ne "La Cronistoria di Cavaglià" (1882): "Due castella ebbe certamente Cavaglià nel medioevo, uno di essi erigevasi sul colle detto Bricco o Chioso che sta a cavaliere del paese sul lato di levante. La sua esistenza è provata da documenti e dai ruderi". Oggi nessun rudere è più visibile, ma la fotografia aerea mostra con evidenza la particolare conformazione irregolare del sito e suggerisce la presenza di una torre sul colle oltre la strada. "Le mura avevano più di un metro di spessore e scendevano a mezzo il colle, racchiudendo nel loro giro parecchie case l'una isolata dall'altra. Havvi luogo a credere che l'accesso al castello fosse situato a mezzanotte per il declivio che scende sulla strada di Santhià. Il circuito delle mura era di circa 200 metri e il diametro massimo di circo 70 metri. Il castello dovette lentamente decadere già nel 1400 con lo sviluppo del borgo". La zona conserva un notevole interesse archeologico.

Data ultima modifica: 29 Luglio 2024